Data di pubblicazione: 25 Novembre 2016
Traduzione per cortesia di Vittorio Verzillo PhD
Il progetto della Presidenza Trump è a solo due mesi dal suo inizio formale. Ma già le speranze e le fantasie di gran parte del mondo ci vedono qualcosa e qualcuno che Donald Trump certamente non è. Donald Trump è soltanto un altro progetto degli stessi vecchi tediosi patriarchi che continuano incessantemente a cercare di instaurare un unico dominio mondiale, totalmente controllato da loro, un Nuovo Ordine Mondiale che un vicino sostenitore di Trump ha definito “fascismo universale”. L'efficace retorica in alcuni dei suoi discorsi va totalmente ignorata. Le parole non costano nulla. Se si considera invece l'ordine del giorno che sta prendendo forma anche in questi primi giorni con le sue nomine, si nota che Donald Trump segue lo stesso disegno imperialista guerrafondaio mondiale di Obama, di Bush prima di lui, di Bill Clinton e del suo “tutor”, George HW Bush, prima di lui. Non c'è niente di positivo in ciò che il mondo si prepara a vivere con il Presidente Trump
'Signore e signori, inizia lo spettacolo!' Oggi vi presentiamo Donald Trump. Vi dirà solo quello che molti di voi vogliono sentirsi dire. Trump, lo showman, vi dirà che rifarà grande l'America; vi dirà che rispedirà almeno 3 milioni di clandestini indietro al di là del Rio Grande; Trump firmerà un disegno di legge per dichiarare la Fratellanza Musulmana un'organizzazione terroristica; Trump porterà posti di lavoro in America dalla Cina e da altri paesi a basso costo del lavoro; Trump si incontrerà con Putin per elaborare un qualche accordo per calmare le acque; Trump rottamerà l'accordo nucleare con l'Iran negoziato da Obama ...
Spesso, durante questa campagna elettorale che è stata più simile ad un film di Hollywood di serie "D", che non ad un qualsivoglia dibattito serio sulla politica e sulle idee del candidato, Trump ha detto cose che hanno risuonato con la "maggioranza silenziosa" non solo dei cosiddetti operai, ma anche dei diseredati della classe media i cui guadagni sono in calo in termini reali dal 1970. Trump, così come il precedente attore-presidente Ronald Reagan, ha la qualità di apparire sincero.
Non dobbiamo credere per un solo attimo che i Patriarchi -i vecchi disamorati signori come David Rockefeller o George Herbert Walker Bush o altri senza nome- siano stati così sopraffatti dal genio politico del candidato Trump, capace di emerge da ogni scandalo più potente di prima; o che siano rimasti sorpresi, beffati e, mugugnando, abbiano lasciato che ciò accadesse.
Infatti, la Presidenza Trump è stata progettata da loro e dalle loro think-tank nei minimi dettagli. Molto semplicemente, hanno capito che continuando con le politiche che Hillary Clinton rappresentava, cioè con la guerra ed il confronto contro la Russia, contro la Cina, con le destabilizzazioni delle rivoluzioni colorate di tutti i leader politici che si opponevano, come Gheddafi o Mubarak o anche Putin, avrebbero perso l'influenza su enormi parti del mondo ed un potere geopolitico cruciale.
Quando un Presidente di una relativamente piccola ex colonia americana non ha paura di attaccare apertamente il presidente americano chiamandolo "figlio di puttana" e di annunciare, durante una visita in Cina, la "separazione" delle Filippine dagli Stati Uniti; quando sempre più nazioni si uniscono in una stretta cooperazione economica e politica con Russia e Cina e partecipano alla loro crescente coesione commerciale attorno ad un grande progetto infrastrutturale eurasiatico come la “One Belt One Road”, allora è chiaramente il momento di instaurare un presidente adatto a passare al piano B.
Il piano B è rappresentato dal magnate dei casinò Donald Trump appunto, una tabula rasa politica, una persona assetata di potere e potenzialmente molto ricattabile, cosa che lo manterrà fedele al loro programma, un maschio alfa sufficientemente adatto ad intimorire la gente.
Volendo usare la terminologia della psicologia convenzionale, direi che il termine sociopatico ben si adatta: "Disturbo antisociale caratterizzato dalla mancanza di rispetto delle norme morali o giuridiche". Narcisismo sarebbe un altro termine adatto: "egoismo estremo, con una prospettiva esagerata dei propri talenti e un forte desiderio di ammirazione ... ". Si legga la sua autobiografia ed i racconti sulle sue buffonate insieme al suo maestro ed avvocato della mafia, Roy Cohn, allo Studio 54, un club rinomato per l'uso di cocaina, e si guardi da vicino la vera storia della sua vita, non soltanto quei dialoghi che lui liquida come le "chiacchiere da spogliatoio" di undici anni fa con Billy Bush. Di sicuro non un J.F. Kennedy o un Charles de Gaulle, neanche lontanamente.
Esprimo apertamente il mio pensiero ed invito il lettore a ricordarsene, quando la presidenza Trump avrà inizio ufficiale, il 20 Gennaio 2017, ed a giudicare se ho ragione, oppure no: Donald Trump è stato messo lì per preparare l'America alla guerra, una guerra che le banche di Wall Street ed il complesso militare industriale statunitense non sono attualmente nella posizione economica, infrastrutturale, o sotto qualsiasi altro aspetto geopolitico, di poter vincere. Il suo compito sarà quello di riposizionare gli Stati Uniti per invertire la tendenza alla disgregazione dell'egemonia globale americana, oppure, come Dick Cheney, Paul Wolfowitz avevano scritto nel loro rapporto “Progetto per il Nuovo Secolo Americano” del settembre 2000, per "ricostruire le difese dell'America ".
Nel preparararsi, la priorità sarà attuare una strategia dell'inganno tesa ad indebolire fatalmente i legami profondi in via di sviluppo tra la Russia e la Cina. È un processo già in atto. Abbiamo una telefonata amichevole dal “The Donald” a “Vladimir il Temibile”, a Mosca. I mass-media russi sono euforici per l'arrivo di una nuova era nelle relazioni USA-Russia, nel dopo Obama. Poi, all'improvviso, sentiamo il capo della NATO, il guerrafondaio Stoltenberg, fare le fusa e sussurrare parole amichevoli alla Russia. Viene a galla e trapela l'idea della nomina di Dana Rohrabacher, del Congresso della California e conoscente di Putin, come possibile Segretario di Stato. È un classico della “geopolitica del bilancio dei poteri” di Kissinger, sembrerebbe: allearsi con il più debole di due nemici mortali, la Russia, per isolare il più forte, la Cina. Presumibilmente Vladimir Putin non è così ingenuo o stupido da cascarci, ma questa è la trama dei manipolatori di Trump. Tale strategia, cioè prevenire la crescente cooperazione tra Russia e Cina, è stata sollecitata da Zbigniew Brzezinski, in una sua dichiarazione della scorsa estate.
Poichè è stato scelto (e non da noi, cari elettori) per ricoprire il preciso ruolo di spostare le tattiche di dominio globale secondo i principi della dottrina Bush-Wolfowitz del 1992, cioè precludere a qualsiasi nazione o gruppo di nazioni in Eurasia ogni possibilità di contrastare l'egemonia americana come unica superpotenza, la scelta di ministri e di consiglieri politici chiave è di vitale importanza. Già si delineano i contorni del cast di personaggi scelti per lo show della Presidenza di Trump e della nuova trama emergente, mirata a riconfigurare la strategia della Superpotenza Unica.
Mentre scrivo, i personaggi dei vari ruoli chiave sono stati scelti. Fra questi il generale pluridecorato Mike Flynn, che sarà Consigliere per la Sicurezza Nazionale; il deputato Mike Pompeo, del Kansas, come Direttore della CIA; Jeff Sessions, nominato Procuratore Generale e Stephen K. Bannon, a dirigere un nuovo ufficio come "Capo Stratega" della Casa Bianca e Consigliere Senior del Presidente.
Qui di seguito parlerò di Mike Flynn, l'ex generale che occuperà l'importantissima carica di Consigliere per la Sicurezza Nazionale alla Casa Bianca. Analisti e blogger solitamente perspicaci hanno approvato la nomina di Flynn. Ricordano la sua opposizione al sostegno segreto statunitense per ISIS e per i gruppi terroristici islamici come Al Nusra di Al Qaeda; egli dichiarò che l'invasione dell' Iraq del 2003 fu un "errore strategico". Per di più, Flynn si oppone alle schermaglie con la Russia e chiede invece di fare la guerra all' ISIS e contro altre organizzazioni terroristiche radicali. Infatti, Obama licenziò Flynn dal ruolo di capo della Defense Intelligence Agency, quando Flynn si oppose alla sua decisione di dare la priorità al confronto anti-Russia piuttosto che alla guerra anti-Jihad e chiese la cooperazione del presidente siriano Assad a tale scopo.
La posizione di Flynn sulla guerra all'ISIS e, presumibilmente, anche contro la Fratellanza Musulmana, tanto amata da Hillary Clinton e dall'amministrazione Obama, non è quella di un uomo di pace. Piuttosto è quella di un freddo, calcolatore professionista militare; un professionista che preferisce lavorare con il Likud di Netanyahu per far avanzare un'agenda globale di guerra.
Le dichiarazioni di Flynn su Assad, ISIS ed Iraq non si devono interpretare come isolate, ma nella prospettiva di uno specialista di intelligence militare che ha visto come la pluridecennale politica della CIA e del Pentagono di formazione dei Fratelli musulmani e di altri terroristi fanatici di origine musulmana per combattere guerre nelle veci dell'impero, sia stata gravemente controproducente. Non soltanto il fallito colpo di stato in Turchia del 15 luglio, organizzato dalla CIA mediante le reti di Fethullah Gülen, ma anche ogni altra guerra della Jihad, appoggiata dalla CIA, come la guerra del Segretario di Stato Clinton contro Mubarak, contro Gheddafi, contro la maggior parte del mondo islamico e nel tentativo di imporre regimi del terrore dei Fratelli Musulmani, sostenuti dagli Stati Uniti e fedeli a Washington, non è riuscita. L'effetto è stato invece quello di allontanare la maggior parte del mondo da Washington e dalle loro continue guerre per procura.
Uno stratega intelligente direbbe che è tempo di cambiare piano. Questi sono i motivi di Flynn. Egli porterà avanti un cambiamento nella politica di Washington che si allontana dall'uso dei Fratelli Musulmani e di organizzazioni terroristiche alleate, e va verso il ripristino della piena cooperazione con il governo di destra di Israele, il Likud di Netanyahu.
Walid Phares, consigliere di Donald Trump su terrorismo e Medio Oriente, ha detto ai media egiziani, come riportato dal blog conservatore americano di Ben Shapiro, The Daily Wire, che Donald Trump sosterrà gli sforzi per mettere fuori legge i Fratelli Musulmani come organizzazione terroristica, cosa che l'Amministrazione Obama ha rifiutato nettamente ed ha impedito al Congresso di attuare.
Chiunque abbia letto il mio ultimo libro “The Lost Hegemon: Whom the gods would destroy” (“L'egemone smarrito che gli dei distrugeranno”, ndt) sa che non sono in alcun modo un simpatizzante dei Fratelli Musulmani, coinvolti in un oscura alleanza con la CIA dal 1950. Ma la realtà non è semplicemente: "il nemico del mio nemico è mio amico …". Walid Phares, la guida chiave di Donald Trump in materia di terrorismo e Medio Oriente, è anche membro di rilievo di una piccola think tank, molto pro-Netanyahu, chiamata Fondazione per la Difesa delle Democrazie.
La Fondazione per la Difesa delle Democrazie (FDD) con sede a Washington, è stata creata nel dopo 11 settembre 2001 dall'ex direttore delle comunicazioni del Comitato Nazionale Repubblicano, Clifford May, al fine di "promuovere il pluralismo, difendere i valori democratici e combattere le ideologie che ispirano il terrorismo", come è scritto nel loro sito web.
Il punto fondamentale sulla FDD, di cui il socio senior Walid Phares sta guidando il presidente eletto Trump su Medio Oriente e terrorismo, è il percorso del denaro che c'è dietro. Questa fondazione è stata creata e finanziata da un gruppo di miliardari americani strettamente legati a Benjamin Netanyahu ed al programma geopolitico di Israele. Fra i donatori c'è il famigerato Sheldon Adelson, magnate dei casinò di Las Vegas e di Macao che, secondo la stampa israeliana, ha donato 25 milioni di dollari alla campagna Trump negli ultimi critici giorni. Altri finanziatori della FDD includono ebrei americani con una lunga storia di donazioni ad organizzazioni pro-Israele: Bernard Marcus, co-fondatore di Home Depot; gli eredi del whisky Samuel e Edgar Bronfman; gli speculatori miliardari di Wall Street Michael Steinhardt e Paul Singer, ed infine Leonard Abramson, il fondatore della US Healthcare.
Non sorprende quindi come la principale think-tank di Washington chiamata ripetutamente a testimoniare di fronte al congresso USA contro il programma di Obama, che invece ha voluto l'accordo nucleare con l'Iran ed il sollevamento delle sanzioni, è stata la Fondazione per la Difesa delle Democrazie; la Fondazione ha testimoniato ben 17 volte contro l'accordo con l'Iran. Il direttore esecutivo della FDD, Mark Dubowitz, ha persino collaborato a progettare il regime di sanzioni contro l'Iran e delle rispettive restrizioni sulle vendite di petrolio iraniano in vigore dal 2010.
Inoltre, la maggior parte degli altri princìpi che ispirano la FDD riecheggiano quelli del regime di Netanyahu a Tel Aviv. Toby Dershowitz, che ha trascorso 14 anni come responsabile delle comunicazioni di AIPAC, è il vice presidente della FDD per le relazioni con il governo e la strategia. L' AIPAC, la Commissione per gli Affari Pubblici Americo-Israeliana (American Israel Public Affairs Committee), è stata descritta da John Mearsheimer, professore dell'Università di Chicago, come "un agente del governo israeliano con una stretta alla gola sul Congresso degli Stati Uniti, con il suo potere e la sua influenza." Trump è stato un oratore di spicco alla riunione annuale dell' AIPAC nel marzo 2016.
Torniamo ora al nemico dei Fratelli Musulmani, Mike Flynn. Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Flynn, concorda con il neonominato direttore della CIA, Mike Pompeo, sul fatto che l'accordo nucleare con l'Iran negoziato da Obama va cancellato e considera l'Iran uno stato sponsor del terrorismo, un'opinione questa cara a Netanyahu.
Flynn ha scritto persino un libro insieme a Michael Ledeen. E sì, lo so: non si scrive un libro con uno qualunque. Deve essere una persona i cui pensieri sono in piena armonia con i propri. Cosa interessante è che Michael Ledeen è oggi un “Freedom Scholar” proprio alla FDD. Da notare che anche il finanziere Jim Rickards è nel Gruppo Consulenti del Centro Sanzioni ed Finanze Illecite alla Fondazione per la Difesa delle Democrazie e che l'ex direttore della CIA James Woolsey, che pare verrà assegnato ad un altro ruolo al vertice del progetto Trump, è uno dei quattro membri del Consiglio Dirigente della FDD.
Il libro uscito quest'anno, scritto da Ledeen e dal direttore della NSC (Consiglio per la Sicurezza Nazionale, ndt), Mike Flynn, è intitolato:”Campo di lotta: come vincere la guerra contro l'Islam radicale ed i suoi alleati”. I legami tra Ledeen, Trump, ed il neo direttore della NSC chiaramente non sono casuali.
Anni fa Ledeen, che è stato implicato nella faccenda Iran-Contra degli scambi illegali di armi e cocaina di GHW Bush e la sua rete di “Old Boys” della CIA durante gli anni di Reagan , scrisse una tesi di dottorato che ho anche visto una volta, ma è oggi quasi introvabile. È intitolata "Il fascismo universale" e tratta dell'applicabilità del fascismo italiano di Mussolini ad un modello globale, o se si preferisce, un ordine mondiale fascista.
Michael Ledeen, che preferisce restare dietro le quinte, è forse meglio caratterizzato come il padrino dei neoconservatori. Egli ha plasmato politici del calibro di Paul Wolfowitz, Dick Cheney, Donald Rumsfeld ed altri del gruppo guerrafondaio degli Stati Uniti.
Nel 2003, proprio mentre la guerra di Bush-Cheney-Wolfowitz in Iraq era in corso, Ledeen diede una lezione intitolata "Ora di concentrarsi sull' Iran - La Madre del terrorismo moderno" per l' Istituto Ebraico per gli Affari di Sicurezza Nazionale (JINSA), pro-Netanyahu, in cui affermò: "il tempo per la diplomazia è finito; è il momento per un Iran, una Siria ed un Libano liberi". Per "liberare" l'Iran, la Siria e il Libano, nel 2003, cioè quasi un decennio prima della guerra degli Stati Uniti contro Assad, Ledeen disse che l'Iraq, l'Iran e la Siria avrebbero dovuto ottenere la loro" libertà" con una "guerra totale" condotta dagli Stati Uniti.
Secondo fonti vicine al processo di formazione del governo del presidente eletto Donald Trump, due individui hanno un'influenza decisiva su chi viene selezionato: il politicamente inesperto trentacinquenne genero di Trump, Jared Kushner, e Mike Flynn. Trump ha anche chiesto loro di presidiare insieme a lui quei segretissimi aggiornamenti presidenziali sulla sicurezza.
Winston Churchill una volta disse: "In tempo di guerra, la verità è così preziosa da dover essere protetta da una cortina di bugie". È chiaro che il progetto della Presidenza Trump per preparare l'America ad una nuova guerra è già ben nascosto da una cortina di bugie
F. William Engdahl è consulente di rischio strategico e docente, laureato in Scienze Politiche alla Princeton University ed è autore di libri best-seller su petrolio e geopolitica; in esclusiva per la rivista online: “New Eastern Outlook”.
Prima apparizione: http://journal-neo.org/2016/11/25/the-dangerous-deception-called-the-trump-presidency/